













Domani, altro sole nessun rimpianto fa nulla delle fiammate veloci nate spente, passano. Nessuna disperazione volevo solo sentire il nascere e il crescere ma soprattutto il tacere, come fa un contadino, il seme di un brivido.
Tengo sul tavolo per un pò i fiori persi dalle orchidee. Senza nuvole, il primo raggio di sole entra in casa ogni mattina. Ai fiori ricorda che è ora di svestirsi. Al colore dei fiori ricorda che è ora di svuotarsi. Al tavolo ricorda di rimanere fermo, ignorando il movimento. A me ricorda che il momento di prepararmi alla primavera è la fine dell’estate. Il seminare parte con l’autunno, quando si riempie il seme.
Il mondo cede. Provo a tenermi all’ultimo baluardo: vederti accudito nell’acqua che apro e chiudo. Prima che apri gli occhi, prima del sottosopra, prima del temporale: lo vedi, lo senti, arriva. Il peso dell’aggrapparmi, mia illusione di sostenere. Io ora inizio a cedere molto prima del mondo, molto prima della natura che si svela, feroce. E’ il momento che tu decida di quale acqua bagnarti. L’acqua che non puoi controllare: uccidi l’instabilità, nasci nell’imprevedibilità. Puoi, devi andare.