
Dicevo che mi serviva l’oceano, poi appena dentro cercavo la definizione di bagnato. Scappo dalle forme ma ritorno in ciò che le ritaglia e le confeziona. La pelle cerca l’abbandono e la sensazione di bagnato è il suo più intimo sogno. Chi sono io per svegliarla in continuazione? Preme quel limite che confina sempre con qualcosa d’altro. Nasce il livido, figlio di vergogna e imbarazzo per non sapere a chi tendere. Alla forma modellata dalle definizioni? Alla forma definita dalla sostanza stessa che sempre diverrà? Il mare manda onde che chiedono tutte la stessa cosa: quali confini vuoi come pelle? La più bella partita è fuori dal campo di gioco, dove non succede. Il fuori scena è l’essenza di quello che succede dentro. Guardare il punteggio del campo decreterà solamente vittorie e sconfitte. Nulla mi vive senza l’incespicante passo vagabondo che gioca sulla soglia. Nemmeno io.